A livello psicologico consideriamo i colori primari (blu, rosso, verde e giallo) e i colori ausiliari (viola, marrone, grigio e nero). Il colore diventa una sensazione. La sensazione di un elemento colorato da una luce che lo illumina, ricevuta dall’occhio e comunicata al cervello.
Il colore è la luce riflessa di un corpo, ed è diversa secondo la lunghezza d’onda delle radiazioni elettromagnetiche. In psicologia ogni colore esprime uno stato d’animo ed influenza la nostra vita più di quanto immaginiamo. Mentre la chimica studia la pigmentazione e la composizione del colore; la fisica studia la luminosità e la luce; la percezione ne dà la sensazione visiva e si compone di molti elementi neurofisiologici; la psicologia invece studia la sensazione personale, il piacere che il colore dà e che è diversa in ognuno di noi.
È la terra di nessuno, la neutralità, il confine. È il colore del disinteresse, del rifiuto di tutto ciò che è eccitante; il colore della nebbia (l'archetipo) delle ceneri, dell'essere impersonale che in alcune persone è come una difesa, uno schermo. Nella preferenza c'è il bisogno di difendersi, di rifugiarsi nell'anonimato. Il rifiuto indica una specie di fuga al proprio impegno, al proprio coinvolgimento, l'insofferenza per tutto ciò che può tediare, annoiare.
Ma pure nel grigiore di questo colore non mancano significati dalle valenze positive, poiché il carattere freddo del grigio può anche possedere sfumature vicine alla neutralità, all'oggettività o all'impersonalità combinata alla conoscenza.
Negli antichi testi di Chuang-tzu, ad esempio, si paragonava la cenere al cuore del saggio, volendo significare in questo modo come in esso fosse estinta ogni attività mentale, ogni turbolenza emotiva ed ogni pulsione istintuale.
" Che il vostro corpo sia simile ad un ramo di un albero secco, che il vostro spirito sia simile alla cenere spenta,così non sarete visitati né dall'infelicità né dalla felicità"
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